Non so se tutti i figli maschi siano mammoni o se dipenda dalle mamme. I miei lo sono. Molto. Me ne prendo una buona fetta di colpa, ma mammoni restano. Da quando loro sono due e io faccio la blogger a tempo pieno, passiamo tanto tempo insieme. Sono io che li preparo e li accompagno a scuola. Sono io che, il più delle volte, li vado a prendere. Con Marco, che fa il tempo modulare, si mangia insieme, lui ed io da soli. E con me fa i compiti. Il pomeriggio siamo sempre insieme. Sempre noi tre. Siamo una squadra, quando non ci sono bizze in corso. L’abitudine a stare da soli con me è tale che anche quando rientra il babbo, loro continuano a fare riferimento a me. Con che il consorte protesta, perché vorrebbe essere più partecipe, ed io, pure, perché vorrei esserlo meno.
Quando sono malati, il loro essere mammoni raggiunge livelli altissimi: vogliono (sempre) la mamma e sono particolarmente sbaciucchiosi. Così inevitabilmente sbaciucchiosi che io, inesorabilmente, mi becco le loro malattie. Adesso ho le placche in gola e le ho vinte con Marco; perché non solo quando è malato mi bacia (e di solito no), ma quando è malato vuole pure dormire con me. Ed io, per eviare che infetti Giacomo, mi sacrifico. Come sempre. Perché quando la febbre l’ha Giacomo, io dormo con Giacomo, ovviamente.
Però i figli mammoni sono anche una grande gioia: spesso mi rubano i fogli della stampante, si nascondono e mi fanno un disegno; mi regalano fiori per la festa della donna, della mamma. I fiori sono una loro passione: ora che arriva la primavera, quando torniamo da scuola si fermano in giardino a raccogliere le margherite per offrirle a me o alle nonne. Perché sì, sono mammone, ma questa galanteria del regalare fiori l’hanno anche, entrambi, con le nonne e Giacomo anche con qualche fidanzata, rigorosamente di una ventina d’ann più grande di lui.
Quando si accorgono che mi hanno fatto arrabbiare, arrivano con un regalino, che spesso è uno dei loro giocattoli preferiti. E poi disegnano cuori. Cuori. Solo cuori, sì, perché dicono che alle femmine piacciono i cuori. L’altro giorno Giacomo, che da solo non riesce a disegnare un cuore, mi ha portato da scuola il disegno di un cuore: mi ha detto che se l’è fatto disegnare da un’amichetta più grande e poi lui l’ha colorato tutto <<pe’ tte mamma>>.
La mia parte razionale direbbe che devo far di tutto per non farli essere mammoni, ma su di me è sempre il cuore che comanda. Non riesco a darmi delle regole: spesso concedo loro dei piccoli premi, tipo la merenda in pasticceria o uno di quei giornalini che hanno anche un giochino dentro. E loro sono super felici. E ancora più mammoni, perché il premietto fidelizza molto. Ricordatevelo, voi che siete ancora in tempo!
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